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Papaver somniferum

PAPAVERO DA OPPIO

LA PIANTA - LA DROGA

(Pianta Velenosa da non usare)*

Importante: i preparati galenici di questa monografia, sono riportati esclusivamente a titolo didattico o conoscitivo, poiché trattandosi di pianta molto velenosa, i suoi preparati sono di esclusiva competenza del farmacista. Inoltre, essendo stato tratto l'articolo da un'edizione del 1966, oggi può essere considerata in buona parte obsoleta (Adriano Sonnini)

Papaver somniferum L., Papaveracea originaria della Regione Mediterranea, coltivata ormai in quasi tutto il mondo per i frutti, il seme, l'oppio. La varietà a fiori e semi bianchi, o papavero bianco (Papaver somniferum var. album Mill.) da la maggior parte dell'oppio e dei frutti del commercio; la varietà a semi scuri, o papavero nero (Papaver somniferum var. glabrum Boiss., Papaver nigrum DC.) si coltiva per i semi e, specialmente nelle razze a fiore doppio, come pianta ornamentale; la var. setigerum, dalla quale forse sono derivate le altre, si trova spontanea anche in Italia, nei campi presso il Tirreno. Il papavero bianco non si trova allo stato libero.

AD ALTA RISOLUZIONE

LA PIANTA — II papavero bianco è un'erba annua, alta fino a un metro e più, a fusto semplice o quasi, con poche grandi foglie amplessicauli, oblunghe, glauche, a margine con incisioni più o meno profonde che lo dividono in lobi irregolari, dentati, ondulati. I fiori sono terminali, grandi (fino a 15 cm di diametro) a peduncolo curvo prima dell'antesi. I sepali cadono alla schiusura dei petali, che sono bianchi, con una macchia violacea alla base. Gli stami sono numerosissimi, i carpelli sono in media una quindicina (12 a 18) riconoscibili dal numero dei lobi dello stimma che è sessile, largo (a disco). Tutta la pianta è glabra o quasi : qualche rara e grossa setola si può vedere sui peduncoli.

Il papavero nero è generalmente più piccolo (50-80 cm.), più ramificato quindi con un numero maggiore di fiori, spesso rosei o violacei e più o meno doppi. Le capsule sono quasi sferiche (2-3 cm. di diametro) e a maturità si aprono per numerosi fori (uno per ogni carpello) subito al di sotto dello stimma, e lasciano uscire i semi simili a quelli del papavero bianco, ma di color bruno.

La var. setigerum ha le foglie più divise, pelose : tutti i denti terminano in una setola. Le cassule si aprono spontaneamente.

LA DROGA — Si usano le capsule (teste) del papavero bianco. Si possono raccogliere mature o ancora verdi.

Sono di forma variabile dalla allungata, quasi fusiforme (fino a 10 X 4 cm.) alla sferica e alla depressa, panciuta (fino a 4 cm. di lunghezza e 8 di diametro). Al di sopra de] peduncolo si vedono ancora le cicatrici dell'inserzione dei sepali, dei petali, degli stami, poi una strozzatura, al di sopra della quale comincia la vera capsula, con alla base alcune costole evidenti (foglie carpellari, quindi tante quanti sono i lobi dello stimma). Il colore è grigio chiaro (quasi bianco-giallo) nelle capsule raccolte mature, grigio-verde chiaro nelle capsule raccolte immature.

La capsula non si apre spontaneamente nemmeno quando è perfettamente matura. La cavità interna è unica, ma suddivisa alla periferia da ripiegature (margini dei carpelli) sulle quali sono inseriti i semi, lunghi meno di 1 mm., reniformi, biancastri, che visti con la lente appaiono coperti da un fine reticolo.

Le « teste di papavero » contengono numerosi alcaloidi : si usano come calmanti. Sono iscritte nelle Farmacopee francese e svizzera.

Vanno usate con prudenza, perchè possono dare avvelenamenti. Ancora più che per gli adulti sono pericolose per i bambini.

Raccolte verdi sono più attive (contengono in media lo 0,1% di alcaloidi) e sono preferite da certe Farmacopee (es. francese; anche gli autori tedeschi consigliano di raccoglierle verdi); raccolte secche contengono solo 0,02% di alcaloidi o poco più: sono meno attive, e quindi meno pericolose (qualità della quale si deve tener conto, trattandosi di un medicamento popolare: la Farmacopea svizzera che nella quarta edizione prescriveva il frutto immaturo, nella quinta prescrive il frutto maturo). I campioni che ho avuti io da erboristi italiani erano tutti di capsule raccolte mature.

Per la coltivazione (la droga è data solo da piante coltivate) è necessaria un'autorizzazione speciale.

I semi sono privi di alcaloidi: si usano per la preparazione di dolci, come mangime per uccelletti, per l'estrazione dell'olio ecc..

Facendo sulle capsule ancora verdi, ma già ben sviluppate (1), incisioni orizzontali o un po' oblique, si fa uscire il latice, in forma di grosse gocce bianche, che all'aria si rapprendono e imbruniscono. Dopo qualche ora queste gocce così rapprese vengono raccolte e riunite a formare masse più o meno sferiche, i pani di oppio. I pani di oppio sono di color bruno nerastro, più o meno duri. La polvere è di color grigio rossiccio.

L'oppio ha odore speciale (odore simile si ha nel latice di rosolaccio e anche di lattuga), sapore amaro.

Contiene numerosi alcaloidi, fra i quali i più importanti sono morfina, codeina, papaverina. I'oppio per potere essere venduto nelle farmacie deve contenere il 10% di morfina: certi oppi dell'Asia minore e certi campioni ottenuti nell'Italia Meridionale ne contengono quasi il doppio, altri ne contengono molto meno.

L'oppio e i suoi alcaloidi si usano come calmanti (dolori, diarree, tosse ecc.) :

sono velenosi, specialmente per i bambini.

Oppio e morfina sono iscritti nell'elenco delle droghe aventi azione stupefacente: il loro commercio è soggetto a rigorosissime limitazioni.

(1) Circa due settimane dopo la caduta dei petali: allora la capsula è coperta da una efflorescenza cerosa, facilmente asportabile se si strofina con le dita. L'incisione deve essere superficiale, in modo da tagliare i laticiferi, senza attraversare del tutto la parete della capsula.

 

Da Giuseppe Lodi: Piante officinali Italiane

Edizioni Agricole Bologna

* nota del Webmaster

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