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Piante Officinali nella Prevenzione dei Tumori

Piante e Tumori

E’ difficile sfogliare i giornali senza trovare articoli che riguardano la lotta contro i tumori, le nuove scoperte, i consigli per prevenirlo.
Per quel che riguarda il mondo vegetale, molti di voi ci chiedono se esistono piante officinali che svolgono un’azione efficace nella prevenzione.

La risposta è positiva. Bisogna considerare che, anche se dal punto di vista scientifico i metodi di prevenzione sono considerati diametralmente opposti rispetto a quelli della cura, un numero sempre crescente di esperti ritengono che l’azione preventiva (che consiste nell'azione di potenziamento delle difese immunitarie svolta da diverse officinali), possa essere già considerata una cura.
Ecco le piante officinali e gli alimenti di origine vegetale che svolgono azione preventiva.
Per quel che riguarda la disintossicazione (da agenti chimici ai quali siamo esposti ogni giorno, ma anche dalle tossine prodotte dal nostro corpo soggetto a stress e dispiaceri):

- Limone, Arancio, Cumino, Basilico;
- Cipolle, Aglio, Broccoli, Cavolini di Bruxelles;
- Antociani dei semi d’uva;
- Rosmarino, Menta piperita, estratto di Menta spicata;

Per quel che riguarda l’azione antiossidante (la capacità di inibire l’ossidazione dei grassi insaturi che proteggono le membrane cellulari):
Aglio, Gingko biloba, Ginseng, Tè verde, Menta piperita, Origano, Soia, Timo, Rosmarino;

Un'azione preventiva verso la mutazione del DNA (causa iniziale della formazione dei tumori), è svolta da Aloe vera, Pepe nero, Broccoli, Cavoli, Cavolini di Bruxelles, Cumino, Aglio, Ginseng, Liquirizia, Olive, Cipolle, Tè verde e nero, Timo, Chiodi di garofano.

Infine, le erbe che proteggono il fegato (dove si svolgono le reazioni chimiche per la disintossicazione dell’organismo):
Kuru (Picrorhiza kurroa), Baikal skullcap (Scutellaria baicalensis), Cardo mariano.

Da: Herbs for Health

Pubblicato da Amministratore di sabato 2 novembre 2002 alle ore 00:16

La Menta, un rimedio contro l'Herpes

Herpes

L'herpes, è una affezione veramente fastidiosa: sulle labbra compaiono delle piccole vescicole, dolorose, urenti che contengono un liquido citrino. Parliamo dell’herpes labiale, provocato dal virus herpes simplex di tipo I (HSV1) che appunto causa comunemente lesioni orolabiali, mentre il tipo HSV2 è causa delle infezioni genitali.
La notevole diffusione del herpes simplex, spesso resistente al comune trattamento farmacologico, e anche di altri virus della stessa "famiglia", ha stimolato ancor di più la ricerca su piante medicinali e sostanze in esse contenute che potessero contrastare con maggiore efficacia (anche in associazione ai farmaci di sintesi) lo stabilirsi e l’evolversi di questa affezione.
Vite rossa, Melissa officinalis sono delle vecchie conoscenze, la melissa in particolare (pomata contenente il suo estratto) ha dimostrato, in persone affette da herpes labiale, di poter accorciare sia il tempo di guarigione che di diminuire la percentuale di recidive.
Anche la Menta piperita può agire sull’herpes di tipo 1, ed ha evidenziato anche una notevole azione antipruriginosa (la tintura alcolica in particolare) e sempre nell’uso locale potete adoperare il filtrato del decotto delle foglie (cinque grammi in 250 CC di acqua per dieci minuti di ebollizione) che va applicato sulle parti interessate per dieci minuti. Ma è soprattutto su altre piante medicinali che la ricerca trova un impulso crescente, come ad esempio il Rheum officinale e la Paeonia suffruticosa che hanno dimostrato, in studi sperimentali, di poter inibire il processo di attacco e penetrazione del virus erpetico.

Attività antivirale, con meccanismi del tutto da dimostrare, viene attribuita anche alla Prunella vulgaris, alla Melia toosendan e alla Sophora flavescens che potrebbero rappresentare una potenziale fonte di nuove sostanze antivirali utilizzabili anche nell’herpes simplex. Dal Geum japonicum, altra vecchia conoscenza per i ricercatori, è stato isolata una nuova sostanza (triterpene) che ha dimostrato attività inibitoria contro l’HIVproteasi, la pianta in questione ha anche evidenziato assieme alla Terminalia chebula, alla Rhus javanica e al Syzygium aromaticum, oltre ad attività antiherpes simplex, anche la capacità di inibire la replicazione del virus umano del Cytomegalovirus. Appartenente alla famiglia degli herpes virus, il Cytomegalovirus può sviluppare una infezione spesso silente instaurando una sindrome che viene chiamata "mononucleosi da cytomegalovirus" che è molto simile alla mononucleosi infettiva.

Speranze sicuramente promettenti quindi per quanto riguarda queste piante e vale la pena ricordare che il Syzygium aromaticum altro non è che l’Eugenia caryophyllata il garofano aromatico (famiglia delle Mirtacee) che una pianta sempreverde nativa delle isole Molucche e presente anche a Zanzibar ed in Madagascar che produce dei fiori che non dischiusi ed essiccati vengono chiamati chiodi di garofano. Inibisce fortemente la replicazione virale dell’HSV1 è la saramageninaB una sostanza isolata dal Limonium sinense le cui radici contengono altri flavonoidi ad attività antivirale. In attesa della conferma dei dati e delle possibilità terapeutiche di queste piante nel trattamento dell’Herpes simplex si può ricorrere anche all’uso esterno del filtrato del decotto o della tintura alcolica del noce.

Da: Repubblica.it

Pubblicato da Amministratore di sabato 2 novembre 2002 alle ore 00:03

Gravidanza e Bioflavonoidi - Sono nocivi davvero?

Bioflavonoidi in gravidanza

Alcune considerazioni sulle misure cautelari decise dal ministero della Salute

I flavonoidi sono pigmenti ubiquitari, presenti nei fiori, nei frutti e nelle foglie di numerose specie vegetali.
Un provvedimento generico sulla proibizione di queste sostanze in gravidanza necessita di alcune precisazioni che tengano conto delle ricerche scientifiche più recenti dalle quali non sembrano emergere ìndicazioni in tal senso.

Premessa

In merito alla circolare ministeriale (Ufficio XII, Alimenti e Nutrizione) del 4 luglio 2002, avente per oggetto "Prodotti contenenti bioflavonoidi" con la quale si richiede, quale misura cautelare, l'inserimento sull'etichetta di quegli integratori che contengono bioflavonoidi l'avvertenza "Non assumere durante la gravidanza", riteniamo utili e urgenti alcune considerazioni.
Il termine "bioflavonoidi" è un termine generico che vorrebbe definire una categoria fitochimica di sostanze più propriamente definite dal termine "flavonoidi", pigmenti ubiquitari facilmente reperibili nei fiori, nei frutti e nelle foglie di numerose specie vegetali. Si calcola che esistano oltre 4000 flavonoidi in natura, corrispondenti peraltro a differenti colori: giallo, arancio, rosso, porpora ecc. Si tratta di composti fenolici che in base alla struttura possono essere classificati in sottogruppi.
Tutte queste strutture possono trovarsi libere, sottoforma di agli coni, di glucosidi (quercitina, iperoside), di dimeri, di polimeri (procianidine), oppure ancora esterificate in strutture più complesse. E altrettanto vario è il panorama delle attività biologiche dimostrate: capillaroprotettori, antiradicali liberi, inibitori enzimatici, (ialuronidasi, aldosoreduttasi, ciclossigenasi ecc.). Certamente i più conosciuti e utilizzati anche in ambito farmaceutico sono la rutina, diosmina ed esperidina del genere Citrus e gli antociani del mirtillo, ma rappresentano una componente importante anche di molti estratti fitoterapici quali il carciofo, la passiflora, il timo, la camomilla, l'achillea, l'equiseto, il sambuco, il tiglio e numerosissime altre piante officinali. Anche in piante utilizzate comunemente nell'alimentazione. in bevande salutistiche (es.: spremuta d'arancia), in integratori, ma anche in specialità medicinali.
Tutte queste categorie di prodotti, abitualmente e universalmente utilizzate, sono consigliate o prescritte anche in gravidanza.


Tabella 1 - I sottogruppi dei principali Flavonoidi 


FLAVONI.................................Apigenina, Luteolina, Diosmina...


FLAVONOLI............................Kampferolo, Quercetina...


FLAVANONI............................Esperidina, Naringerina...


DIIDROFLAVONOLI...............Diidrokampferolo, Diidroqueretina...


FLAVAN-3-OLI........................Afzelechina, Catechina...


FLAVAN-3,4-DIOLI.................Leucopelargonidina, Leucocianidine...


CALCONI..................................Isoliquiritigenina, Buteina...


AURONI....................................Ispidolo...


ANTOCIANIDINE....................Pelargonidina, Cianidina...



Discussione

Riteniamo che un provvedimento generico sulla proibizione dei flavonoidi in gravidanza, una volta dimostratane la utilità, non possa essere comunque concretizzato proprio per la diffusa presenza di queste sostanze anche negli alimenti comuni. Paradossalmente dovrebbe allora essere esteso anche a tutti i prodotti erboristici contenenti piante con flavonoidi (sfidiamo a trovare piante prive di flavonoidi!). ma anche agli alimenti (dai succhi di frutta del bar agli "alimenti-erboristici"), e infine alle specialità medicinali che li contengono (dal Tegens al Daflon, dal Venosmine al Rutisan, al Venoruton), e, perché no, certamente anche ai galenici preparati dal farmacista. Francamente ci sembra un provvedimento generico quanto inopportuno.
Sarebbe quasi come voler proibire "le vitamine" in gravidanza. Oggi invece sappiamo che solo alcune di queste e per giunta ad alti dosaggi sono controindicate in gravidanza (come ad esempio la vitamina A), mentre invece altre sono proprio indicate, e fin dai primissimi giorni della gravidanza (come ad esempio l'acido folico). Per tutte le altre vitamine invece non esistono osservazioni particolari. Non possiamo peraltro non rilevare come, al contrario, le Istituzioni non intervengono con la stessa puntualità per impedire in gravidanza l'uso di sostanze notoriamente pericolose (oli essenziali, piante ad alcaloidi ecc.). Entrando poi nel merito della questione farmaco-tossicologica circa il ruolo dei flavonoidi nella patogenesi della leucemia infantile, è necessario ricordare che, in relazione a studi che dimostravano un aumento del rischio di leucemia in pazienti trattati con antiblastici inibenti la topoisonerasi II (etoposide VP16; doxorubicina DOX), e in seguito alla dimostrazione che nel sangue di bambini appena nati vi erano cellule leucemiche, sono stati cercati agenti che potevano avere un'azione di inibizione sulla topoisomerasi II, e tra questi alcuni flavonoidi.
La dimostrazione che i flavonoidi traversano la barriera placentare è basata tuttavia solo su un lavoro scientifico (Schroder-van der Elst JP. et al.:
Am J PhysioI 1998; 274: E253-6) in cui peraltro veniva utilizzato il flavonoide sintetico EMD-49209 per via intravenosa in ratti femmine. Il flavonoide era marcato con tracciante radioattivo e dimostrava traccia della sostanza in tutti i tessuti fetali. La percentuale di casi di leucemia infantile nel mondo occidentale è di 37 nuovi casi per milione di nati, da questi è necessario togliere quel 20% che non hanno il gene MLL e quindi si tratterebbe di circa 30 casi per milione di nati (Gurney JG.: J Pediatr Hematol Oncol 1998; 19:428-32).
Una percentuale veramente bassa rispetto all'esposizione a questo supposto agente cancerogeno se si pensa che sostanze inibitrici della topoisomerasi II, sono anche la quercitina abbondantemente presente in frutta e vegetali, la genisteina in molti legumi e cereali, cosi come le catechine del tè, cioccolata e vino. Inoltre gli inibitori della topoisomerasi II che hanno dimostrato di provocare leucemie sono sostanze anticancerogene e quindi dotate di grandissima potenza farmacologica. Nel lavoro di Strick (Strick R. et al.: PNAS, 2000, 97:9, 4790-4795) si raggiungono delle dosi di flavonoide capaci di provare distruzione del gene MLL pari a 25uM di Etoposide in vitro (vedi Tabella 1 a pagina 4791) praticamente di gran lunga irraggiungibili con la dieta come 50 uM di genisteina o 200 uM di Flacone o 200 uM di Daidzeina; in genere anche assumendo grandi quantità per os di flavonoidi raramente si superano pochi uM. Le cellule (linfociti) inoltre sono state incubate per periodi variabili tra 6 e 16 ore. L'Autore del lavoro ritiene comunque di poter stabilire che solo alcuni tipi di flavonoidi hanno attività inibitoria della topoisomerasi II, escludendo i flavanoni, i flavonoli e i bioflavonoidi glicosilati e mutilati, tranne la genisteina. Quindi gli inibitori della topoisomerasi II più potenti sarebbero i flavoni e i flavonoli.
È da considerare inoltre che l'esposizione a radiazioni ionizzanti durante la vita uterina aumenta il rischio di leucemia infantile di "solo" 5 volte, e risiedere vicino ad impianti nucleari o l'esposizione lavorativa a radiazioni ionizzanti a basse dosi aumenta in modo poco significativo il rischio di leucemia (ACS 200 beta; Linet 1996; Scheinberg 1997). Altri fattori di rischio sono peso > di 4 kg alla nascita (aumento di 2 volte del rischio); consumo di alcool durante la gravidanza (1,5 volte): storia materna di interruzioni spontanee di gravidanza e parti prematuri (2-5 volle) (J Ross.: PNAS 2000; 97: 4411-13). I pazienti pediatrici con traslocazione del gene MLL spesso hanno altre anomalie genetiche, che possono rappresentare eventi secondari, ma che possono contribuire notevolmente alla patogenesi della leucemia (Heerema NA.: Blood 1994; 83: 2274-84: Cimino G.: Br. J. Haemantol 1997; 96: 308-313).

Conclusioni

Concludendo riteniamo che la proibizione di assumere flavonoidi durante la gravidanza per il rischio di leucemia nel nascituro sia in netto contrasto con la realtà dei fatti (molteplicità e diffusione in natura e sul mercato alimentare e farmaceutico) senza peraltro avere dati sufficienti circa l'effettiva tossicità in vivo.


Da: L'Erborista, Edizioni Tecniche Nuove
Autori: Firenzuoli F. Gori L. Corti G.
Centro Clinico di Medicina Naturale-Ospedale S. Giuseppe-Empoli



 

Pubblicato da Amministratore di venerdì 1 novembre 2002 alle ore 22:36 Commenti (0)

Il caso Kawa Kawa

Kava

In Germania, contrasto tra governo e Commissione E
II "Il caso Kava" continua a far discutere: anche in Germania, dove il caso è nato lo scorso autunno - come noto - sulla base di una trentina di "adverse reports" per danni alle funzioni epatiche. Dal primo luglio scorso, infatti, il BfArM, organismo del Ministero tedesco della Sanità, ha definitivamente annullato tutte le precedenti registrazioni di prodotti contenenti kava (ad eccezione di quelli omeopatici), dichiarandosi convinto del rischio per la salute che portano (e della inefficacia di preparazioni a dosaggi più bassi).
La decisione ha suscitato peraltro una sorprendente levata di scudi di un folto gruppo di scienziati membri della celebre Commissione E, che in un loro documento, oltre a protestare per la mancata considerazione della loro competenza scientifica e della loro funzione, si dicono convinti:
- della validità dei dati scientifici disponibili sull'efficacia della kava, e dei benefici terapeutici per i pazienti;
- dell'inesistenza di pericoli imminenti tali da giustificare il provvedimento preso dal BfArM. Il documento (firmato da 17 membri della Commissione) contiene inoltre una proposta di sintetica monografìa positiva per la kava. La riportiamo, così come nel documento:


"I membri della Commissione E non condividono l'opinione del BfArM sul rischio di un corretto e controllato uso del prodotto medicinale, e considerano le seguenti raccomandazioni come necessarie e sufficienti:
1. Prescrizione medica per farmaci contenenti kava.
2. Precisa indicazione: Forme generiche dì stati ansiosi dì grado lieve o moderato. La depressione non è una indicazione corretta.
3. Massimo dosaggio giornaliero corrispondente a 120 mg dì kavapironi.
4. Confezioni contenenti un massimo dì 30 unità per dosaggi a 120 mg dì kavapironi.
5. Durata usuale della terapia: un mese, massimo due mesi.
6. Determinazione dei valori dì GPT e gamma-GT nel fegato prima del trattamento, e quindi con cadenza settimanale
7. (facoltativo)
Determinazione di tali valori alla fine del trattamento (importanti per un possibile trattamento successivo)
8. Evitare concomitanti trattamenti con farmaci potenzialmente epatotossici, specialmente beta bloccanti, antidepressivi o anti-emicrania. Cautela nell'assunzione di alcool.


Il documento porta le firme dei professori:


H. W. Bauer, (Munchen); F. E. Brock, (Bad Worishofen); W. Dorsch, (Munchen); G. Faust, (Mainz); G. Franz, (Regensburg); H. Frotz (Bergisch-Gladbach); W. Gaus, (Ulm); K. Kraft, (Bonn); U. Lindequist, (Greifswaid); D. Loew, (Wiesbaden); A. Nahrstedt, (Munster);
W. Widmaier, (Stuttgart); S. Wellek, (Mannheim); M. Wiesenauer, (Weinstadt); A. Wiebrecht, (Berlin); P; A. Zizmann, (Hechingen); H. Winterhoff, (Mlinster).

Sarà interessante verificare ora gli effetti di questa esplicita presa di posizione del prestigioso organismo scientifico sugli atteggiamenti e le scelte delle autorità governative, sia nell'Unione Europea che in altre parti del mondo. Pur collocando decisamente questa pianta nell'ambito medicinale, infatti, la dichiarazione dell'autorevole Commlissione E potrebbe ridare speranze a quei paesi produttori ed esportatori di Piper methysticum: isole dell'esmisfero Australe i cui abitanti hanno sofferto nell'ultimo anno (vedi la notizia riportata sul n. 261, luglio agosto di ED, pag. 21, ndn) pesanti ripercussioni economiche da questa situazione.


da Erboristeria Domani (M.B.)

 

Pubblicato da Amministratore di venerdì 1 novembre 2002 alle ore 16:20 Commenti (0)

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