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La Chinina è l'Alcaloide della corteccia di China?

La Chinina
La chinina è l'alcaloide più abbondante contenuto nella corteccia del tronco e dei rami di varie specie di China (Cinchona div.), albero spontaneo nelle Cordigliere delle Ande, dal Venezuela alla Bolivia, ma ora largamente coltivato anche in tutte le zone intertropicali.
Scoperto nel 1811 dal portoghese Gomez, F alcaloide fu isolato dalla China gialla (Cinchona calisaya Weddel) nel 1820 dai farmacisti francesi Pelletier e Caventou.
La chinina, sotto forma di corteccia di China, fu introdotta in Europa dal Sud America nel 1638 e fin da principio venne impiegata contro ogni forma di febbre, oltre che nella malaria.
La proprietà febbrifuga della corteccia di China era già nota agli indigeni dei paesi di origine da tempi immemorabili ma suscitò l'interesse dei ricercatori europei solo quando la droga contribuì alla guarigione dalla malaria di un personaggio celebre: la contessa Del Cinchon, moglie del viceré del Perù che, avuta la pianta dal governatore di Loxa, la fece conoscere in Francia.
La chinina esercita sull'organismo numerosi effetti, ma alcuni di questi hanno scarsa importanza terapeutica oppure rivestono solo un interesse tossicologico.
Sul cuore la chinina agisce in modo analogo al suo isomero ottico (chinidina), ma è meno attiva: ha una azione dromotropa negativa e sopprime la fibrillazione auricolare e ventricolare.
Introdotta per bocca, a piccole dosi, ha la stessa proprietà delle sostanze amare, determinando, per via riflessa, un aumento della secrezione salivare e gastrica ed eccitando i movimenti dello stomaco e del tubo intestinale; da qui la presenza della China in molti preparati eupeptici.
Sulla muscolatura liscia e particolarmente sull'utero gravido l'alcaloide ha un'azione eccitante con effetti abortivi.
Sul sistema nervoso centrale la chinina agisce come debole antipiretico e analgesico. L'azione antipiretica è conseguente a un rallentamento dei processi ossidativi (diminuzione della produzione di calore) ma soprattutto all'intervento sui centri termoregolatori.
Infine la chinina si comporta come un veleno protoplasmatico nei confronti delle forme protozoarie (amebe, tripanosomi, infusori, parameci, ecc.) e, ma più debolmente, sulle forme batteriche.
La somministrazione prolungata di chinina può instaurare degli effetti tossici che si manifestano con ronzii auricolari, emorragie a carico delle mucose, disturbi dell'udito e della vista, diturbi psichici, collasso e bradicardia. La dose letale dell'alcaloide puro è di g 5-15.

Da: Chimica e Farmacologia delle Piante Medicinali
Marzio Pedretti
Erboristeria Domani Libri
Studio Edizioni sas

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